ZIGZAGANDO

Il movimento dello zigzagare non gode di una buona reputazione, poiché abbiamo l'insano atteggiamento di attribuire valore negativo a tutto ciò che si e ci sottrae alle rassicuranti regole delle conformità e delle linearità. Nella grande maggioranza dei casi, riconduciamo il procedere a zigzag allo straneato e stravolto incedere dell'ubriaco. Scatta da qui un congegno compulsivo che ci fa riprodurre all'infinito quelle disposizioni mentali, cognitive e affettive, attraverso le quali eludiamo con disinvoltura tutti gli appuntamenti con l'alterità e l'altruità. Non fa meraviglia se, poi, veniamo inesorabilmente incapsulati in strati di insofferenza bellicosa. In verità, l'ubriacatura vera sta proprio nel disprezzare e demolire ciò che non si confà alle nostre pigre pseudocertezze e ai nostri pregiudizi atavici.

Zigzagando getta uno sguardo negli intercampi tra il fuori e il dentro, traslocando tra la materia viva dei fatti e delle emozioni, tra tempi che non durano e spazi multiformi  La parola, la scrittura, lo sguardo, l'ascolto e il silenzio amorevole sono tra le dimensioni che ci rendono sensibili a cogliere l'intreccio perenne e mutevole tra il dentro e il fuori, il tempo e lo spazio, facendoceli respirare e vivere. Le poetiche del tempo e dello spazio emergono come una massa fluida che palpita: vivono e ci parlano, ci fanno vivere e parlare come viventi in comunione con tutti i mondi esistenti.

La letteratura e i suoi dintorni sono solo strutture connesse di un mosaico apparentemente caotico che si autocompone e rigenera all'infinito. Costituiscono un terreno di esplorazione, della cui parzialità siamo consapevoli, ma che qui abbiamo inteso privilegiare. Le esplorazioni qui condotte sono guidate dal "principio della violazione" di codici e miti autoreferenziali, nel tentativo di disfarsi dei linguaggi circolari di cui siamo imbevuti. Conquistare parole e mondi nuovi, come ben ci ha insegnato Ingeborg Bachmann, è una delle strade possibili del rimpatrio negli universi vitali che abbiamo ripudiato, per riapprenderne le parole straripanti e i linguaggi controversi, aprendoci alle fenditure dell'inespresso e dell'inesprimibile.